mercoledì, agosto 23, 2006

Kazzate...


No, non è una semplice espressione volgare o una parodia di una marca di capi d'abbigliamento,
è un omaggio all'organo più citato del corpo umano.
Fossi baùscia, che come intercalare usano la sua compagna forse non mi sarebbe mai venuta in mente l'idea di dedicare un post al prezioso gingillo, ma che cazzo, sono turineis!
Molte espressioni del parlato non significherebbero nulla senza un bel "cazzo" di mezzo, personalmente conosco un sacco di gente che di cazzi si riempie la bocca ogni minuto, metaforicamente parlando s'intende.
Di teste di cazzo ce n'è un'infinità e non avrebbe senso elencarle tutte, di testate del cazzo basta pensare alla finale del mondiale...
I fugazi, espressione gergale americana che sta per "fucked up situation" letteralmente "situazione del cazzo" sono uno dei miei gruppi punk-HC preferito.
Una volta ho avuto la fortuna di trovare pace interiore, saggezza e verità bevendo una bottiglia di "Vino del Cazzo", vino di dDenominazione di Origine InControllata. Così recita l'etichetta:

"Vinus est salus
salus est vitam
vitam est in cazzo...
Quoniam vinum cazzi=
Vino del Cazzo"
Impareggiabile.
Cos'altro aggiungere?

domenica, agosto 13, 2006

Road Trippin'

Partenza ore 23.03 località Aubénas, Ardèche, Francia meridionale. Arrivo ore 5.48 Revigliasco, Moncalieri, Italia Nord-Occidentale.
Il fascino misterioso della guida notturna attraverso un territorio che non conosco ma che posso sforzarmi di immaginare grazie anche alla luce diffusa dalla luna calante. Una vettura, che non è la mia ma con la quale sono entrato in confidenza già da qualche giorno; dietro stanno sbadigliando, le palpebre sono pesanti dopo una giornata in canoa, e a fianco, tra un'indicazione di percorso e l'altra si fa un sonnellino. L'asfalto scivola via, leggero sotto di me. Montelimar a 40 chilometri. Procedo senza sosta, senza paura del colpo, senza incontrare troppi fanali. Fanno effetto i cartelli verdi su una strada provinciale, e la linea bianca tratteggiata ai bordi della carreggiata, ma questa è la Francia, e sto guidando già dalle 7 di sera. Decidiamo di fermarci per cena in un piccolo borgo medioevale. Il centro è accogliente, la cucina è buona, ma sono affamato e la cameriera salta da un tavolo all'altro scusandosi per il ritardo e spiega ai clienti che la cuoca è nuova, si deve ancora organizzare in cucina. Alla fine offre a tutti un digestivo tipico provenzale. Ottimo.
Risaliamo in macchina, la strada del ritorno è ancora lunga, 4 o 5 ore, o forse anche più. Le cassette volano via una dietro l'alta, De André, un live di Guccini -saltando la prima per motivi scaramantici - Rino Gaetano e poi Il Dado di Silvestri. Una canzone, me fece mele a chepa, splendida per la situazione, colonna sonora di questo viaggio, sembra scritta apposta per tener compagnia a chi si avventura in interminabili viaggi notturni. Tra Nyons e Gap ci fermiamo in un paesino per fare benzina e sgranchirci le gambe. E' l'una passata e in piazza c'è festa, ma il distributore, che non accetta contanti, si rifiuta di leggere i nostri bancomat, così si riparte. Ci riproviamo ancora a Gap e Briançon, ma è sempre la stessa storia così mi metto sulla strada e fermo un ragazzo in motorino che ci fa usare la sua carta. Forse da 'noi' non sarebbe mai successo, Merci Beaucoup. Con la voiture che non chiede più gasolio ripartiamo senza sosta verso casa. Le prime scritte in italiano al Monginevro e già si crede di essere arrivati, ma la parte più difficile deve ancora arrivare. Sono le quattro e mezza del mattino e sono l'unico sveglio.
Passo Cesana, inevitabili i pensieri di 2 settimane fa che si trasformano lentamente in ricordi. C'è Tempo e Spazio per pensare a ciò che sono e a ciò che è stato. Troppo buono la prima, niente di buono la seconda, cercare di trovare il mio ruolo nella storia, la paura di una vita trascorsa senza memoria, la realtà che non è mai come l' avevi immaginata. Mi sforzo per non farmi prendere dall'angoscia del domani. La notte non porta consiglio, ma qualche sbadiglio e nulla di più, quindi meglio smetterla di cazzeggiare e pensare ai tornanti tra Salbertrand e Exilles, visto che dovevo entrare sulla Torino-Bardonecchia a Ulzio e ho mancato l'indicazione. Ci entro a Susa, la quinta entra che è una meraviglia, così possso rilassare gamba sinistra e mano destra. Rivoli sta a 27 chilometri, forse arriviamo con l'alba. Da una parte riconosco il Musinè con la sua croce e i suoi misteri, dall'altra la Sacra di San Michele che non è illuminata. Attendo come un bambino di vedere la collina di Moncalieri dalla tangenziale, con le luci che vanno su fino alla Maddalena e le serre che di giorno riflettono la luce del sole. Sulla strada altri come noi che tornano o, forse, data l'ora più mattutina che tardo serale, partono per un altro viaggio chissà dove.
Strada Genova illuminata dai lampioni e completamente deserta così da poter vedere in linea retta da Testona a Trofarello fa una certa impressione, mi riporta alla mente, non so come, le volte che rientravo in vespa da certe insane serate. Il semaforo di Testona su strada Revigliasco lampeggia, ipnotizzato, quasi volesse segnalarmi di stare attento ancora per gli ultimi 3 chilometri. Tre dannati chilometri ed è fatta, il viaggio è terminato, un ciclo si è chiuso, a quel che sarà o farò domani non ci voglio pensare; adesso sono quasi le 6 del mattino e la notte sta lasciando il posto al giorno, decido di fare colazione e poi coricarmi nel letto ascoltando un disco che non ascolto da anni con una cazone che ho in testa da un po', splendida per la situazione, colonna sonora di questo ritorno e che sembra scritta apposta per tener compagnia a chi si addormenta solo.