lunedì, febbraio 21, 2011

With no direction home



Posso quasi iniziare una collezione. Io, che butto via lo scontrino prima di aver preso il resto. Io, che non conservo mai nulla e faccio fatica a tenermi stretto i pochi oggetti essenziali che ho. Ma se apro il portafoglio e ci trovo dentro una mezza dozzina di biglietti di mezzi pubblici di 4 città diverse, obliterati nell'ultima settimana, vuol dire che qualcosa incomincia girarmi strano. Autobus Pavia, autobus e tessera bike-sharing Brescia, metro milano (4, due usati e altri due purtroppo nuovi) e metro Parigi.
Fatti strani, che propongono un confronto con sè stessi non più solo sulla natura del proprio essere, ma anche su progetti/intenzioni che si crede di avere. Chi sono? Da dove vengo? Ma soprattutto: dove sto andando? Domande dure, che quei biglietti mi pongono e alle quali non sanno dare risposta-vigliacchi balordi-. Il pendolarismo (brescia-torino), nonostante l'affascinante termine che evoca un moto perpetuo descritto da un'equazione che capisce anche un bambino, è una brutta malattia. E se ci si aggiunge un contorno di condizioni che impongono una "situazione itinerante routinaria" (Milano e Pavia) e una tendenza alla zingarata selvaggia appena possibile (Parigi), si fa in fretta a riempirsi le tasche di biglietti di mezzi pubblici. Il fatto è che le radici le ho lasciate a Torino, e ne sono contento, ma sento che si stanno seccando. E allora cerco di metter le ali appena possibile (cioè molto poco frequentemente rispetto all'attuale volontà) con voli low cost. Per sfuggire dalla realtà quotidiana e trovare me stesso. O per fuggire da me stesso e trovare una realtà che mi manca nel quotidiano. Questioni complicate, che ci va del tempo a capire e anni per cercare di risolvere, mentre il tuo, di tempo, accelera il passo e ti scivola dalle mani. Nell'obliteratrice della metro, nella cassa automatica quando ci inserisci i 5.55 euri cheporcaputtanadafebbraiosono6.25 o nel bagno della stazione quando vaffanculohopersolacoincidenzaneapprofittoperandarealcesso. Scivola e va via. Questi sono i fatti. Questo è il "male" che mi porto in questi anni addosso. So che fermo non so stare in nessun posto. Almeno, non ora, Non qui.